Ipertrofia Adenoidea

Scientific Animations (CC BY-SA 4.0)

Le adenoidi sono formazioni a grappolo costituite da tessuto linfatico. Note anche come tonsille faringee, sono situate sulla parete posteriore del rinofaringe in fondo al naso.

Fanno parte del sistema immunitario ed assieme alle tonsille, formano l’anello linfatico di Waldeyer, una delle prime barriere difensive nei confronti dei microrganismi provenienti dall’esterno.

L’ipertrofia adenoidea è una causa comune di ostruzione nasale e disturbi respiratori del sonno con/senza apnea ostruttive del sonno nei bambini, ed è spesso associata a otite media ricorrente e rinosinusite cronica.

Tuttavia, queste ghiandole possono gonfiarsi e risultare doloranti mentre combattono batteri o virus.

Quando ciò accade, le adenoidi possono allargarsi e interferire con la respirazione e il sonno arrivando a bloccare la tromba di Eustachio, che collega le orecchie al naso e drena il fluido dall’orecchio medio, determinando episodi di otite media catarrale e talvolta purulenta con perdita temporanea dell’udito.

Queste condizioni debbono essere sempre valutate da uno specialista Otorinolaringoiatra che, previa valutazione endoscopica mediante l’ausilio di endoscopi rigidi e/o flessibili, valuterà le dimensioni del tessuto adenoide e dell’orecchio suggerendo, qualora non responsivo a terapia medica, un eventuale intervento di adenotomia.

L’adenotomia, la rimozione del tessuto adenoide, è tra gli interventi chirurgici più comuni eseguiti da un otorinolaringoiatra.

Ci sono 3 indicazioni principali per un’ adenotomia:

  1. otite media cronica con versamento e concomitante disfunzione della tromba di Eustachio
  2. rinosinusite ricorrente refrattaria al trattamento medico standard
  3. gestione dei disturbi del sonno o apnee del sonno, a volte con associata tonsillectomia

Il tessuto adenoide può rigenerarsi dopo la rimozione, ma raramente al punto da riprodurre i sintomi preoperatori. [12] [3] [13]

Attraverso il metodo “curettage cieco”, il tessuto adenoide non è direttamente visibile; quindi, c’è un rischio teorico di lasciare tessuto residuo.

Di conseguenza, sono state sviluppate tecniche endoscopiche per aiutare a ottenere una visualizzazione completa.

Le tecniche endoscopiche più diffuse utilizzano l’ausilio di coblation al plasma o radiofrequenze.

 

Bibliografia: